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Il giorno 08-01-2016 alcune classi hanno incontrato alcuni membri della famiglia Carminucci. Comprendevano: la moglie Anna Ianari e alcuni membri della Federazione ginnastica italiana ed in particolare l’addetto stampa. Il figlio di Giovanni, Roberto Carminucci, non potendo essere presente per via di un infortunio mentre sciava, ci ha inviato un messaggio molto bello che la professoressa Quinci ha letto. Il messaggio ci invitava a vedere il campione da un’altra prospettiva, non soltanto perché vinceva le maggiori medaglie ma perché bisogna essere campioni dentro, faticando se necessario per il raggiungimento di un obiettivo, ma soprattutto per essere campioni nella vita; secondo il figlio Roberto, il padre è stato “grande” con sua moglie, con i figli e con tutti quei ragazzi che attraverso lo sport ha trasformato in validi atleti e uomini.

All’incontro con la famiglia di Carminucci, la moglie ci ha raccontato della carriera di Giovanni. Ci ha detto che Giovanni è stato tre volte campione europeo e olimpico, e che poi ha deciso di fondare l’associazione sportiva Roma 70, ancora oggi aperta e guidata dalla famiglia. Giovanni ha iniziato la sua carriera con i suoi due fratelli, ma con Pasquale ha condiviso più momenti sportivi. Il destino di Giovanni Carminucci comincia con la morte del padre sul fronte russo, per questo la madre manda i tre fratelli Carminucci in un collegio di Ascoli Piceno.

Qui i primi tempi Giovanni, non compreso nel suo talento dall’insegnante di Ed. Fisica, venne messo da parte e soltanto con l’arrivo di un nuovo allenatore Pietro Baldassarri scoprì la sua passione e cominciò con i suoi fratelli a gareggiare nel 1949. Ben presto sono notati da Giulio Pennente, ex ginnasta e allenatore a livello internazionale che li fa inserire nel gruppo sportivo dei Vigili del Fuoco a Roma che si allenava nel centro sportivo delle Capannelle. La moglie Anna ci riferisce che nel 1953 la guida della nazionale italiana è affidata allo svizzero Jack Gunthard che forma un gruppo di giovani atleti che costituivano la più forte squadra maschile della nazionale italiana del dopoguerra.Quella di Carminucci e Menichelli. Due amici ma anche avversari che si rubavano l’un l’altro il titolo di campione. Di medaglie e titoli Giovanni ne ha conquistati molti ma le migliori sono state alle parallele, il suo attrezzo preferito. Proprio per la grande passione che lo legava a questo attrezzo ha ideato il movimento di uscita “Carminucci” che ancora oggi è nel regolamento interno della F.G.I.

L’olimpiade del 1960 venne organizzata a Roma. Questa edizione è ricordata come una tra le più belle mai fatte fino a quel momento, per la bellezza dello scenario della città eterna, il clima favorevole, la funzionalità delle strutture e la qualità delle competizioni. Furono utilizzati 12 impianti stabili e 5 temporanei e fu costruito un villaggio di circa 1500 appartamenti per ospitare gli atleti, rivoluzionando l’aspetto della città. Le Terme di Caracalla vennero utilizzate per le prove di ginnastica e la basilica di Massenzio fu il luogo dove si batterono i campioni della lotta libera e greco romana mentre, per le prove di remo, fu allestito il campo di gara sul lago di Albano. Per la prima volta alle olimpiadi parteciparono atleti provenienti dall’Africa post coloniale e questa manifestazione fu ricordata anche per la massiccia presenza di media che dedicarono all’evento oltre 100 ore di programmazione televisiva.

L’unione sovietica vinse 43 ori e ben 103 medaglie totali dimostrandosi insuperabile nella ginnastica anche se bisogna ricordare l’argento di Giovanni Carminucci che riuscì nelle parallele a posizionarsi dietro al “mostro sacro” sovietico Boris Sachlin. L’Italia si piazzò nel medagliere tra le prime tre, aggiudicandosi 13 ori, 10 argenti e 13 bronzi, dimostrandosi superiorità soprattutto nel ciclismo (dove si ricorda Sante Gaiardoni che si aggiudicò la prova di velocità e la prova a cronometro in pista sui 100 m) e nel pugilato. In quest’ultima specialità, Nino Benvenuti vinse l’oro nei pesi welter, destinato a diventare uno dei pugili più grandi della storia della boxe italiana dei pesi medi. Insieme a Benvenuti, divennero campioni olimpionici anche Francesco Musso, nella categoria dei pesi piuma e Franco De Piccoli in quella dei pesi massimi. Il pugilato celebrò proprio a Roma la nascita di un campione che col tempo avrebbe rivoluzionato l’arte del boxe e offerto al mondo un’immagine nuova di questo sport: Cassius Clay. L’impresa più eclatante fu firmata da Livio Berutti sui 200 m, perché fu il, primo europeo a battere su quella distanza, gli atleti americani. La vera icona dell’edizione olimpica romana fu Abebe Bikila, che vinse la maratona correndo a piedi nudi e ottenendo anche il record olimpico. Era la prima volta che un atleta africano trionfava ai giochi olimpici e la sua vittoria divenne anche simbolo di tutto il movimento anti-colonialista. Nella scherma la medaglia d’oro arriva grazie a Giuseppe Delfino, uno schermitore di grande abilità tattica. Una grande vittoria in oro l’Italia se l’è aggiudicata nella pallanuoto (in squadra Dante Rossi e Franco Lavoratori) e anche nell’equitazione dove, i fratelli Raimondo e Piero D’Inzeo divennero famosi da essere ricordati come icone di tale sport.

Parliamo della sua palestra, la Roma 70, il suo regno, dove in tanti anni centinaia di ragazzi sono passati per assorbire un po’ di quella magica energia che ha toccato tutti. Quella stessa energia che si registrava sentendo parlare con tanta emozione la moglie e vedendo dei filmati di altri tempi. La federazione italiana di ginnastica rimpiange ancora oggi la scomparsa dell’atleta Giovanni Carminucci, scomparso all’età di 68 anni. Questo atleta, dice il presidente del F.G.I Riccardo Agabio, è stato un grande uomo non solo nello sport ma anche nella vita: “Conservo un bellissimo ricordo, non solo come ginnasta ma anche come educatore”.

È una perdita dolorosa per tutta la famiglia di ginnastica italiana. Carminucci fece parte di una grande squadra vincitrice della medaglia di bronzo ai giochi olimpici di roma nel 1960. lui stesso poi conquistò l’argento alle parallele dietro al russo. Ma non vinse solo in quella disciplina ma bensì in altre.

 

Gli studenti: John Broccoli Valerio Bollettini Alessi Valerio Francesca Castellana Francesca Milani

Professoressa Maria Luisa Quinci – I D

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