Nuova testimonianza per la campagna “Io c’ero alla Roma 70”.
Eccomi qui, con il cuore in mano pronta a raccontare la mia storia…la mia vita trascorsa a Roma 70…non una semplice palestra per me, ma una seconda casa, per questo vi annoiero’ un po’ ma non potro’ essere breve nel racconto…spero che capirete!
La mia storia di ginnasta inizia a 4 anni, quando in una piccola palestra di una chiesa vicino casa, furono costretti a prendermi per sfinimento, ogni volta che andavo li infatti, gli mostravo le mie ruote e le mie spaccate e così finalmente si arresero ed iniziai. Imparavo rapidamente, ma la palestra era piccola e l’unico attrezzo che potevo fare era corpo libero. A 6 anni facevo già rondata doppio flic flac, che per le piccole ginnaste di oggi magari è come fare una capovolta, ma per una bimba così piccola, nel 1981, era davvero molto ve lo assicuro. La mia allenatrice così, suo malgrado, mi portò a Roma 70 e mi lasciò tra le braccia di un uomo con i baffi , una tuta blu e un forte odore di fumo, il “Professor Carminucci”. Mi disse che se volevo andare avanti è li che dovevo restare. Avevo 8 anni e fui messa in mezzo alle tante ginnastine che si allenavano. Cercavo di dire a tutti che sapevo fare di più ma nessuno mi ascoltava. Un giorno mentre quell’uomo con i baffi mi passava davanti lo fermai e gli dissi, “guarda cosa faccio” e partii con rondata doppio flic flac…mi prese e mi mise immediatamente nell’agonismo, dove una giovanissima ragazza bionda e riccia inizio’ ad allenarmi. Aveva 20 anni e si chiamava Raffaella Strano.
Erano gli anni in cui a Roma 70 c’erano ancora gli spalti in palestra, dove sulle finestre c’erano gli adesivi a stelle e strisce della bandiera americana, indelebili dopo che era stata la location delle riprese del film con Bud Spencer “Bomber”, dove i pre gara erano una cosa serissima e veniva l’ansia perché Giovanni ci valutava come un giudice e decideva chi era pronta e chi no per andare in gara. Poco a poco la vecchia squadra agonistica si sgretolò e rimanemmo in tre a farne parte: Io, Eva Aporti e Chiara Ferrazzi. Per molti anni fummo solo noi tre le ginnaste agoniste della Roma 70. Giovanni e Raffaella ci seguivano e ci allenavano sempre più duramente, tutti i giorni, molte ore al giorno. Si rideva e si piangeva, venivamo cacciate fuori dalla palestra, ci allenavamo con i calli aperti alle mani ed il sangue sopra, con polsi e caviglie fasciate, e Giovanni ci chiamava a raccolta nel suo ufficio pieno di fumo, per raccontarci degli aneddoti della sua passata carriera da ginnasta olimpico e di quanta sofferenza e costanza richiede la ginnastica. Si cadeva e ci si rialzava, c’era il potenziamento con le lacrime e la carrucola con la cinta, che Giovanni inventò per consentirci di imparare delle uscite sempre più difficili alle parallele. Ci legava la cinta in vita e ci tirava su senza farci schiantare al suolo… per farci sentire più sicure. Il giovedì andavamo alla palestra Delfino che aveva le parallele con un’apertura più ampia delle nostre e imparavamo le granvolte insieme a Giovanni, che si arrampicava sul cavallo e ci teneva per i polsi…(un giorno gli sfuggii dalle mani e mi schiantai perterra dopo un bel volo dallo staggio alto).
In quegli anni Giovanni ci fece fare moltissime cose, ci portò spesso in tv, a “uno mattina”, a “tutti in forma con Barbara Bouchet”, in diverse tv private…esperienze stupende! Facemmo una manifestazione ai Beni culturali con una piccola orchestra che suonava dal vivo musica classica, diverse manifestazioni e saggi al Santa Maria… ed il primo autografo a Tropea durante una manifestazione in cui ci trattarono da vere star. Poi arrivarono i provini all’acqua acetosa per entrare nella squadra regionale e tutte e tre riuscimmo ad entrare, iniziarono i nostri allenamenti lì. Erano gli anni in cui anche Giulia Volpi e Yuri Chechi si allenavano li con la squadra nazionale e per noi era un sogno diventato realtà… intanto facevamo le gare ed eravamo sempre tra le più brave, tutte temevano Roma 70 e le sue tre ginnaste! Riuscii a diventare campionessa regionale e la soddisfazione fu immensa. Poi arrivarono le interregionali e i campionati italiani… in cui purtroppo mi ruppi l’alluce del piede. In quella gara l’allenatore della nazionale Mikhail Klimenko stava valutando noi ginnaste per un triangolare e persi il mio treno con quell’infortunio, anche se riuscii comunque ad allenarmi con la squadra per qualche tempo, insieme a Chiara (Ferrazzi) che ne faceva parte in pianta stabile. Un grande dolore distrusse l’equilibrio di tutte noi…la perdita della nostra Eva fu una cosa insopportabile per tutto il mondo della ginnastica di quegli anni e per noi, per Giovanni, Anna e Raffaella e per tutta la Roma 70 fu un evento tragico che ancora purtroppo ci portiamo dentro.
Roma 70 è stato tutto questo e molto molto di più per me…io, Eva e Chiara eravamo come sorelle..Giovanni era il nostro papà fuori casa e Raffaella la nostra mamma…Anna era sempre con noi e ci regalava le riviste del “ginnasta” che io leggevo e rileggevo sognando ad occhi aperti. Era un onore far parte di quella grande famiglia…di una palestra così importante, la migliore dell’epoca! Il pensiero che quel posto pieno di ricordi presto lascerà il posto ad una nuova struttura mi distrugge, capisco l’esigenza, ma per me è un dolore infinito..E’ come se quel legame con chi non c’è più fosse ancora in piedi grazie a quelle mura, mi sento come se cambiando sede mi venga portato via anche l’ultimo aggancio con quelle persone che amavo così tanto e che non ci sono più, Eva e Giovanni…so’ che loro resteranno li per sempre, come i miei ricordi ed il mio cuore. Grazie Roma 70 per tutto quello che sei stata per me, per noi…grazie a Giovanni e Raffaella per quello che hanno saputo insegnarci e per l’affetto che ci hanno saputo donare anche dietro alla durezza dettata a volte dal ruolo. Ci hanno insegnato la disciplina ed il sacrificio…Ho molti filmati da mostrarvi ma per motivi tecnici non posso farlo ora, prometto che prima o poi li allegherò…intanto vi mostro qualche foto. Grazie a tutti, Ciao Giovanni, Ciao Eva…Ciao Roma 70.